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2^ EDIZIONE TROFEO "ALESSIO LAMIA"
Tempus fugit. Il tempo fugge.
A volte quieto, dolce e rilassante.
A volte impetuoso, dirompente e inarrestabile.
A volte, invece, si sospende, immoto ed etereo.
Suona il telefono. Un messaggio sul gruppo squadra che chiede a tutti di essere presenti al campo, senza ulteriori spiegazioni. All’inizio si scherza, tra veterani, si ipotizza quale incredibile notizia necessiti di una convocazione del genere. Il tempo scorre dolce tra battute e ipotesi sempre più fantascientifiche.
Poi, in un attimo tutto si immobilizza. Si cristallizza.
Nessuno ci vuole credere. Si, sappiamo che non sei stato bene, ma ci hai rassicurato personalmente sull’essere in via di guarigione. Ti abbiamo sentito al telefono.
Uno schiocco tanto forte quanto silenzioso, come a infrangere una bolla, e il tempo riprende a scorrere a velocità inimmaginabile.
La conferma prima ufficiosa. Lo sbalordimento seguito dallo scoramento. L’incredulità. L’ufficialità.
Ale, non sei più tra noi.
Tutto precipita: parliamo con la famiglia, tra di noi, con chi magari non sentiamo da tempo. Telefoni roventi. E in un lampo il funerale, la chiesa piena, chiunque ti voglia bene a salutarti. E poi la commemorazione al campo, le foto esposte, le lacrime, le facce segnate e le mani che tremano. I saluti di amici lontani.
Un altro battito di ciglia, e siamo lì, schierati in linea. A giocare come indemoniati, come ci hai insegnato tu.
Non possiamo permetterci di lasciare nulla di intentato, oggi più che mai. Ci battiamo per te, e perdiamo.
Perdiamo giocando una grande partita. Serve qualcosa che ci dia una scossa e che ci possa risvegliare da questo maledetto torpore, ed ecco che tanto inaspettato quanto emozionante un canto maori sgorga spontaneo a scuoterci.
E quindi via, stretti, compatti, uniti, a cantare in una lingua che non conosciamo. A ripetere frasi che diventano incredibilmente nostre, come se fossero da sempre parte di noi. Una nenia struggente che sembra non finire mai, e che pare quasi abbia il potere di tenerti di nuovo con noi finché risuona nelle nostre orecchie, finché l’ultimo di noi ha fiato.
Da quel fatidico 8 novembre sono passati più di due anni. Siamo andati avanti, non ci siamo fermati: il tempo non aspetta. Ora che siamo qui a ricordarti, ed è inevitabile sentirsi tristi e amareggiati per ciò che non puoi condividere con noi, viviamo attimi interminabili di dolore. Inarrestabile, impetuoso, straziante.
Eppure, lo scorrere del tempo sa ancora rendersi placido e dolce, rallentare e rendersi godibile, come quando dopo tanto tempo finalmente il Rugby Lainate diventiamo noi, come hai sempre sognato.
Come quando qualcuno dei tuoi ragazzi torna al campo, nel solco di quello che ci hai insegnato e che non si può dimenticare.
Come quando riporti alla mente certi ricordi che credevi cancellati, ridi di gusto, alzi i calici per un brindisi alle tante nuove leve che si sono aggiunte a noi e che forse non ti hanno conosciuto di persona, ma sanno esattamente chi sei.
Sono passati due anni, dicevamo, e siamo di nuovo qui. Di nuovo su quel campo che Ale ama spasmodicamente. Su quel campo che è un richiamo irresistibile come il canto di una sirena.
Siamo qui, e non a caso abbiamo scelto di usare il presente per questo nostro discorso.
Siamo qui, e Ale è con noi. Cristallizziamo il momento.
Tempus fugit.
DOMENICA 17 NOVEMBRE
per la 2^ edizione del
TROFEO “ALESSIO LAMIA”
alla memoria
1^ EDIZIONE TROFEO "ALESSIO LAMIA"
Difficoltà.
Difficoltà nel trovarsi a scrivere di Alessio. Difficoltà nello scegliere tra infinite parole quelle più adatte, più calzanti per descriverlo. Difficoltà nel trasmettere tutto ciò che Alessio è stato, è, e sarà. Noi ci abbiamo provato, di getto, d’istinto.
E questo è ciò che è sgorgato, come un fiume in piena:
<< Cari compagni ovali,
chi meglio di una squadra di rugby come noi e voi può cogliere il valore intrinseco dello spirito di gruppo? In uno sport che ha fatto della collettività la sua bandiera, sappiamo quanto sia importante e fondamentale il contributo di ogni singolo componente e la sua coesione all’interno della squadra. Dalla matricola al veterano, puntati verso l’obiettivo, pronti al sacrificio, rapidi nel sostegno: tutti capisaldi a cui aggrapparsi nelle giornate buone e soprattutto nelle giornate meno buone. Ed è proprio in queste ultime che sappiamo dare il meglio di noi, compattandoci e stringendoci per riemergere dal fango di una domenica piovosa, una di quelle che lasciano i segni sui muscoli e sull’anima, una di quelle che non vorresti capitassero mai.
Alessio è uno di noi. In principio giocatore, poi allenatore, senza mai smettere di essere prima di tutto un amico.
Un amico di quelli per cui lo spirito di gruppo viene prima di tutto, per cui la squadra avrà sempre il sopravvento, uno che non lascia nulla di intentato pur di aiutarti. Lainate, poi Aosta, un enorme salto fino a Ragusa, e infine di nuovo a Lainate, lasciando una parte di sé in ogni luogo, condividendo sempre quei valori che per lui sono imprescindibili.
Esiste un detto latino, “primus inter pares”, “primo fra i pari”, che sintetizza in pochissime parole chi è Alessio. Purtroppo, questa è una di quelle domeniche tristi. Un anno fa Ale ha passato la palla per l’ultima volta, salutandoci e strappandoci una promessa. Inespressa, ma che rimbomba silente dentro ognuno di noi: ritrovarci ogni volta sul campo, a ogni latitudine, su quel rettangolo verde a lui tanto caro, e dare tutto. Tutto quello che abbiamo dentro, senza risparmiare nulla. Perché dove non arrivo io, arriverà un mio compagno. Perché dove sbaglio io, rimedierà un mio compagno. Sempre insieme, come una squadra. Ciò che desideriamo chiedere a voi presenti, oggi e negli anni a venire, è di celebrare tutto questo, e di onorare così quello spirito di gruppo che accomuna ogni appartenente della grande famiglia ovale.
Nel perenne ricordo di un amico che sarà sempre con noi, come un boato:
Ciao, Ale.>>
Leggerlo poi ad alta voce, prima di una partita, di fronte a tutti.
Di fronte a tutti coloro che lo conoscono, lo apprezzano, lo amano. Di fronte alla famiglia di Alessio, a quella enorme famiglia che nel suo peregrinare dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, non ha mai smesso di allargarsi sempre di più. Spero Manzoni possa perdonarci la citazione, ma non è davvero esistito luogo in cui l’energia debordante di Ale non abbia raccolto sempre nuovi membri: in fondo, come potrebbero sano entusiasmo, saldi principi e una vena di sana follia non attirare qualcuno? Inutile nasconderci, è stato difficile. Più di una lacrima si è vista scendere, più di un singhiozzo è stato udito, più di un sorriso forzato ha deformato il volto di molti di noi, se non tutti.
Tutti uniti nel perenne ricordo di un amico speciale, che ha permesso di conoscerci senza sapere in certi casi troppo l’uno dell’altro, ma sicuri di uno spirito comune che ci lega, indistintamente.
Chi era presente a Lainate ha percepito sulla propria pelle l’emozione che aleggiava palpabile nell’aria, quella tensione che, come un fulmine, ha scosso tutto. Un gruppo, una squadra, silente e vibrante. Una moltitudine variegata e variopinta, differente nelle forme ma connessa nella mente. Chi lo ha ricordato ad Aosta e a Ragusa siamo certi avrà provato esattamente le stesse sensazioni.
Difficoltà, dunque. E nello stesso tempo, semplicità.
Semplicità.
Semplicità nel trovarsi a scrivere di Alessio. Semplicità nello scegliere tra infinite parole quelle più adatte, più calzanti per descriverlo. Semplicità nel trasmettere tutto ciò che Alessio è stato, è, e sarà.
Storie di risate, di bevute, di discussioni. Di lunghe trasferte in pullman. Di canti a squarciagola. Di pugni nello stomaco per perorare una causa, siano stati essi metaforici o letterali. Di scontri verbali viso a viso. Di stadio e di tifo, a prescindere dalla forma del pallone. Di matrimoni e addii al celibato, di pazzie senza pensare troppo alle conseguenze, a volte. Di viaggi per seguire un sogno tangibile, corti o lunghi secondo le circostanze. Di brindisi a notte fonda, seguiti da fiumi di parole. A volte adatte, a volte meno, ma sempre condite da una genuinità e una passione incredibile per ciò che si sta facendo, per ciò in cui si crede fermamente. Fino quasi a sembrare antipatico, per chi magari non lo conosceva bene, ma tremendamente penetrante per tutti coloro disposti ad ascoltare. Ognuno di noi ha la sua, di storia, differente e insieme molto simile a quelle degli altri. Una storia che porteremo sempre con noi.
Perché in fondo è questo il lascito più importante che ha donato a tutti noi.
Anche quando ti sembra impossibile rialzarsi, rialzati.
Anche quando ti pare impossibile ripartire, riparti.
Anche quando ritieni impossibile ricominciare, ricomincia.
Trova nella difficoltà la semplicità di essere. Qualsiasi situazione tu possa trovarti ad affrontare. Per te stesso, e per chi hai intorno a te.
Non vogliamo scadere nel banale e nel melenso, ma è davvero racchiuso tutto in questo.
In un amico, in un giocatore, in un allenatore. E in ognuno di noi.
Ciao, Ale.
Kashikoi
DOMENICA 5 NOVEMBRE
per la 1^ edizione del
TROFEO “ALESSIO LAMIA”
alla memoria