i ruoli secondo noi

L’allenatore

E’ una persona divertente, sembra capire tutte le tattiche e le regole. Passa le ore insegnando mosse prestabilite. Si attribuisce il merito delle mete segnate anche quando le mosse prestabilite non vengono impiegate. Gli allenatori sono di solito ex-giocatori di match internazionali o ex-vigili vendicativi.

Il Pilone

...si tratta di quegli individui grossi, tozzi e pelosi, a metà tra un mostro sanguinario e un nano da giardino, che si alzano per ultimi da una mischia rovinosa e che, malgrado tutto, vanno per primi al bar.

L’occupazione principale dei piloni, giocando essi in prima linea, è quello di azzuffarsi in coloriti modi con i loro dirimpettai della squadra avversaria durante le mischie: prese per la gola, morsi agli orecchi, dita negli occhi sono tra le pratiche più gettonate; mentre il pilone destro è incastrato tra il proprio compagno tallonatore e il suo omologo avversario, il pilone sinistro tiene la faccia fuori dalla mischia, quindi è generalmente ignaro che il rugby è uno sport che si gioca con la palla. Normalmente i piloni grugniscono felicemente durante la partita nel buio della mischia, sperando di poter fornire qualche palla decente agli esterni.

Il tallonatore

...condivide con il pilone il 99,5% del patrimonio genetico ma, a differenza di questi, presenta un Q.I. lievemente più alto ed è in grado di esprimersi con frasi brevi di senso compiuto e non solamente con grugniti privi di qualsiasi costrutto logico.

La fortuna di chi aspira a tale (poco invidiabile) ruolo è che quasi nessuno vuole ricoprirlo (molto probabilmente perché nessuno ne ha mai capito le caratteristiche) e quindi i pochi che hanno la vocazione del tallonatore trovano quasi subito impiego in squadra: si noti che molti club sono pieni di estremi e mediani, ma grasso che cola se trovano un solo tallonatore vero. Infatti, per essere tallonatore, bisogna esservi nati: privi di collo, con gambe storte e braccia lunghe, naso schiacciato a causa dei molteplici incontri ravvicinati con le ginocchia del pilone destro avversario durante le mischie. In pratica il compito del tallonatore (in inglese Hooker, uncinatore) è quello di “uncinare” con il tallone la palla introdotta in mischia mentre:

  1. spinge come un mulo contro una mischia avversaria, che in media pesa intorno agli 850 kg;

  2. viene preso a ginocchiate sul muso dal suddetto pilone destro avversario, ossia il numero 3 (contro il quale, al termine della mischia, spesso e volentieri il tallonatore comincia a menare fendenti che in violenza equivalgono a quella scatenata da Richard Benson contro il proprio membro);

  3. viene massacrato anche dai suoi piloni i quali, come ben sappiamo, tra ascelle e fiato potrebbero alimentare una locomotiva a vapore senza sforzo alcuno.

Le seconde linee

...normalmente i più alti della squadra (anche due metri) e d’intelligenza inversamente proporzionale alla loro altezza, il loro compito abituale è quello di controllare la direzione di rotazione della mischia e osservare da dietro l’esito della battaglia in prima linea, eventualmente dando vita a rappresaglie in gioco aperto oppure nelle battaglie aeree per il controllo delle touche, nelle quali sono loro a essere sollevati nel cosiddetto ascensore.

Ovviamente questo presume che la touche sia giocata bene e non ne esca altresì una cosa stortissima che, nel 90% dei casi, cade nelle mani degli avversari (peraltro suscitando nei tre quarti, che vedono l’azione in lontananza, un intenso moto di religiosità improvvisa, manifestato da coloriti bestemmioni).

Le terze linee ali

...elementi molto veloci, il loro compito principale è quello di asfaltare il mediano di mischia quando la palla esce dal raggruppamento, al fine di impedirgli di smistare il gioco sui tre quarti; come compito accessorio e più generale, hanno il mandato di rasare qualsiasi cosa più alta del filo d’erba che vesta una maglia di colore diversa dalla loro.

Natural born killer, spesso sono deportati dalla Nuova Zelanda, paese nel quale subiscono un duro addestramento in stile Marines al solo scopo di fare terra bruciata della linea mediana avversaria. Tendono a ferirsi molto, spesso vengono messi fuori combattimento e quando riemergono dal trattamento dei soccorritori, sono fasciati da bende e drammaticamente determinati a resistere a tutti i tentativi per far loro lasciare il campo.

La terza centro

...gioca al centro tra i due flanker ed è l’elemento più arretrato del pacchetto di mischia.

La posizione non è invidiabile (gioca con la faccia tra i culi delle due seconde linee) ma in compenso ha caratteristiche fisiche che gli permettono di prendersi varie soddisfazioni quali, per esempio, dare il colpo di grazia al mediano di mischia avversario che fosse per fortuita combinazione sopravvissuto all’assalto dei suoi due colleghi di terza linea, oppure far maledire il giorno della propria nascita al malcapitato che si azzardi a placcarlo in gioco aperto. Come background il terza centro è di solito un mediano di mischia deluso che tenta sempre di prendere una palla al volo per tuffarsi in meta, regolarmente sbagliando in pieno.

Il mediano di mischia

...Il nano da giardino della compagnia.

Uno dei ruoli che richiede il maggior numero di sostituzioni in partita, in quanto regolarmente tritato dalle terze linee avversarie. Il mediano di mischia ha culo e baricentro bassi, corre (ma non per aprire più velocemente il gioco, bensì per evitare quella muta di cani sanguinari costituita dai due flanker e dal loro mandante, il numero otto) e chiacchiera più di Berlusconi a Porta a Porta. Il curioso è che il mediano di mischia ha la proprietà di parlare anche quando viene ridotto in coma e giace esangue a pelo d’erba. Il suo compito primario è quello di infilare la palla nel pacchetto di mischia chiuso mentre le due opposte prime linee tentano allegramente la reciproca soppressione fisica; se all’uscita della palla riesce a recuperarla e a evitare le terze linee, la capacità di giocare al piede è vitale, in quanto gli permette di liberarsi della stessa prima di venire definitivamente abbattuto; a causa dei pericoli che deve affrontare ha sviluppato una naturale astuzia che gli permette in genere di sopravvivere. Si noti che un mediano di mischia non produce mai brutto gioco. Se fa una cazzata la colpa è sempre della terza linea che gli ha passato una palla sporca senza protezione; va anche detto che, nel caso producesse bel gioco, gli verrebbe obbiettato che «chi non giocherebbe bene dietro una mischia come quella?».

Il mediano d’apertura

...come nel calcio, a tale numero è demandato il ruolo del fancazzista fantasista: normalmente, a parte il numero, si riconosce subito perché è il più bello della compagnia, quello che pare capitato lì per caso a raccontare durante le bevute del pre-partita delle sue trombate in yacht con gnocche da paura.

Normalmente è un calciatore mancato, che con la palla rotonda si contraddistingueva per discreta visione di gioco e calcio lungo; ha il compito di fare cerniera insieme al mediano di mischia (che fa il lavoro sporco e prende legnate, in quanto più vicino agli energumeni della prima linea) al fine di aprire il gioco sui tre quarti; fisiologicamente poco soggetto al placcaggio avversario vista la sua capacità di liberarsi del pallone, è quello che per contrappasso rischia di più se si avventura nei ventidue metri avversari (dove gli avanti lo mazzolano con gli interessi per tutti i contrasti a cui è sfuggito a metà campo). Le aperture si dividono in due grandi categorie:

  • l’apertura calciante: dotata di un buon gioco al piede, calcia lungo, non recupera mai un pallone e preferisce altresì assistere da lontano all’eccitante spettacolo del mucchio selvaggio;

  • l’apertura che gioca alla mano: corre e passa, non ha mai sentito parlare di calci tattici, con lui ci si danna ma non c’è verso: si gioca solo sul trasversale.

Per stabilire se si è mediani d’apertura, in teoria si dev’essere intelligenti studiosi del gioco, possibilmente imparentati con il presidente della società (averne impalmato o quantomeno impalato la figliola, tipicamente, il che non è difficile). Caratteristica interessante dei mediani d’apertura è che essi sono pervicacemente refrattari al placcaggio: nemmeno sotto tortura o minaccia armata ne vedrete uno da parte sua (voci incontrollate dicono che ancora all’epoca del rugby dilettantistico si è visto su un campo di periferia inglese un mediano d’apertura placcare, ma deve trattarsi di una leggenda o di un errore di persona): altra caratteristica di tale ruolo è che se la squadra vince è per merito di quel genio che gioca all’apertura, ma se perde è per colpa delle prime linee che non hanno fatto diga.

I due centri

...giocatori di prima linea prestati alla tre quarti. Meno tecnici delle aperture, meno veloci delle ali ma anche meno massicci dei piloni e dei tallonatori, si dividono in coloro che si credono specialisti dello scontro fisico (quelli più bassi e pesanti) e coloro che sono in effetti delle aperture mancate (quelli più longilinei e rapidi).

Il loro ruolo è in effetti difficilmente definibile. I tre quarti centro fanno molto lavoro sporco, creano raggruppamenti, parlano solo tra di loro, invidiano i loro compagni di prima linea che almeno hanno l’immunità per i crimini più gravi mentre loro sono soggetti all’espulsione ogni volta che cercano di giustiziare un temerario che osi passare oltre la loro linea. Insomma, ai centri è chiesto di cantare e portare la voce, non ricevono i complimenti destinati agli altri tre quarti che marcano mete, e sviluppano istinti da serial killer per frustrazione. Tuttavia, si adattano anche a tale ruolo pur di scendere in campo, sostenuti dalla speranza che il proprio mediano d’apertura venga barellato dal tre quarti centro avversario.

Le ali

Per essere un’ala devi avere tre qualità fondamentali:

  • velocità

  • indifferenza per l’inattività

  • attitudine a parlare con le ragazze ( talento che si sviluppa specialmente lungo la touche, come sanno quelli del mestiere)

Molte ali parlando delle loro partite migliori, citano il numero di appuntamenti che hanno ottenuto, non i tentativi di meta. Recentemente un record è stato battuto da un’ala particolarmente piacevole a guardarsi che ottenne ben 5 diversi appuntamenti durante il primo tempo e che si fidanzò con la sesta ragazza nel secondo tempo.

L’estremo

Una posizione molto corteggiata e amata da quelli con le spalle larghe, i giocatori tipo “morte e gloria” che sono contenti di essere coinvolti nel gioco solo quando se lo sentono. Per esempio, perforando la linea dei 3/4 dopo un lungo e freddo periodo di inattività. Questi periodi di inattività vengono considerati dagli estremi delle posizioni tattiche di riparo, in effetti lo fanno semplicemente per tenersi fuori dai guai. L’estremo deve avere anche una certa abilità nel proteggersi dai suoi stessi compagni, evitando l’ostruzione dopo un calcio “up & under” seguito da un coraggioso e teatrale : “PALLA MIA !”